BERNARDO STROZZI

di Luciano Fante

Bernardo Strozzi detto il Cappuccino il Prete Genovese (Genova 1581 – Venezia 1644)

Avviato per volere del padre allo studio delle lettere, malgrado la sua manifesta propensione per la pittura, non poté dedicarsi a questa se non dopo la morte del genitore. Il che, si può supporre, dovette avvenire quando Bernardo aveva quindici anni, allorché egli poté approfittare del soggiorno genovese di Pietro Sorri, pittore manierista toscano.La sua carriera di pittore s’interruppe bruscamente per l’insorgere di una vocazione religiosa che lo indusse, a soli diciassette anni, ad aderire all’ordine dei frati Cappuccini.Nei nove anni trascorsi in convento, lo Strozzi dovette limitarsi a poche opere devozionali non permettendogli la vita claustrale di eseguire grandi opere d’importanza apprezzabile.Successivamente, a causa delle precarie condizioni economiche della madre, venne concesso allo Strozzi di lasciare il convento, non già definitivamente, ma solo per quanto fosse perdurato lo stato d’indigenza anzidetto. E fu così che, alle soglie della trentina, Bernardo poté consacrarsi definitivamente alla pittura.Nelle varie fasi della sua carriera in patria lo Strozzi subì l’influsso di molti pittori coevi. Tra i più famosi ricordiamo Rubens, Giulio Cesare Procaccini e Caravaggio.Per gli anni precedenti la sua fuga a Venezia (1625), andiamo ad esaminare alcuni dipinti cui sono stati dedicati dei francobolli: 
Il primo di cui ci occupiamo è l’Adorazione dei Pastori.Questo dipinto è riprodotto sia su un francobollo (fig. 1) che su un foglietto (fig.2). Relativamente al foglietto di Grenada Grenadines salta subito alla vista l’errata attribuzione, da parte dell’amministrazione Postale, del dipinto a Rembrandt (!) anziché al nostro illustre concittadino. (vedere particolare dell’immagine)Tornando al dipinto, trattasi di un olio su tela di 97,8 x 139,4 cm. attualmente conservato presso la Walters Art Gallery di Baltimora.La tela è databile poco oltre la metà del secondo decennio del 1600.

Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4

Altra opera collocabile intorno al 1620/22 è l’Incredulità di San Tomaso (fig. 3).
L’olio su tela di 110 x 87,5 cm. è oggi conservato nella città portoricana di Ponce presso il Museo de Arte. Questo dipinto riflette ancora lo stile tipico di Caravaggio.
 

Il 12 dicembre 1625 lo Strozzi venne messo sotto processo dinanzi al Tribunale Arcivescovile con l’accusa di esercitare il mestiere di pittore in maniera da recare disonore all’abito sacerdotale, operando in luogo pubblico con evidenti fini di lucro. In effetti, Bernardo in quegli anni aveva accumulato ingenti ricchezze in patria.

Nel 1630 morì la madre di Bernardo e venne meno la sua dispensa dal saio. Egli si appellò a varie autorità ecclesiastiche onde evitare il rientro in convento, ma, l’anno seguente venne addirittura incarcerato. Dopo 18 mesi di detenzione e varie romanzesche vicende, egli riuscì finalmente a riparare nella laica Venezia dove resterà sino alla morte.

Nei tredici anni veneziani l’attività di Bernardo si farà intensissima ed egli raggiungerà la piena maturità artistica.

Per quanto riguarda il periodo veneziano, ho trovato i seguenti dipinti riprodotti su vari francobolli di diverse amministrazioni postali mondiali:
Bambino Dormiente (fig. 4) 1635 circa

Olio su tela 34 x 47,5 cm. Salisburgo, Salzburg Residenz Galerie. Proviene dalla grande collezione messa insieme a Vienna da Johan Rudolf Graf Czernin (1757/1835).
Fig. 4

Ritratto di un cavaliere di Malta (fig. 5) 1640 circa

Fig. 5

L’accurata esuberanza cromatica e la libertà quasi sommaria della pennellata suggeriscono un’appartenenza dell’opera ai maturi anni veneziani. Olio su tela 129 x 98 cm. Milano, Pinacoteca di Brera.

Ritratto di Claudio Monteverdi (fig. 6) 1640 circa

Fig. 6
Reca nell’angolo inferiore destro un’iscrizione che consente
d’individuare nel grande musicista Claudio Monteverdi il
personaggio ritratto. Olio su tela 96 x 71,5 cm.
Vienna, Collezione Oscar Strakosch.
Fig. 7

Suonatrice di Violoncello (fig,7) 1640 circa

Si è pensato che in quest’opera lo Strozzi abbia ritratto una conoscente, apprezzata cantante e musicista, protetta dal committente dell’opera. D’altra parte il più che generoso decolleté non può certo connotare questa figura come una “Santa Cecilia”.

Olio su tela 125 x 99 cm.

Fig. 7

Dresda, Staatliche Kunstsammlungen Gemaldegalerie Alte Meister.

Annunciazione (figg.8 e 9) 1640 circa  

Olio su tela 145 x 120 cm.

Budapest, Szépmuvészeti Muzeum.

Proviene dalla collezione dei conti Esterhazy.

Fig. 8
Fig. 9

Suonatore di liuto (fig. 10) 1640 circa

Fig. 10

Olio su tela 92 x 76 cm.

Vienna, Kumsthistorishes Museum.

Allegoria delle arti (fig. 11) 1640 circa

Fig. 11
Olio su tela 130 x 94 cm.  San Pietroburgo, Hermitage

Le tre arti, tre donne, stanno attorno al busto d’un vecchio barbuto. Le tre donne sono molto sensuali, e ciò denota che Bernardo Strozzi, ad onta dei suoi voti claustrali, così vedeva l’arte.

Ratto di Europa (fig. 12) 1640-1644

Questa è fra le opere più stimate e note di Bernardo Strozzi.

Venne eseguita a Venezia. Proviene dalla collezione Raczynski.

Oggi il dipinto è collocato nel nuovo museo nazionale di Poznan.

E’ un’opera tarda della sua produzione, collocabile tra il 1640 e il 1644, come dimostra lo sviluppato rapporto con la grande tradizione veneta cinquecentesca.

Due “cuoche” a confronto

Nella nostra città dal 27 marzo al 19 luglio del corrente anno (2015), in concomitanza coll’EXPO di Milano dedicata al cibo, ha avuto luogo a Palazzo Bianco una interessante mostra di dipinti dedicati a questo tema.

Fiore all’occhiello dell’esposizione erano le due cuoche di Bernardo Strozzi (originale e replica) entrambe databili intorno al 1630 prima della fuga verso Venezia.

Fig 13

L’originale (fig. 13) è un olio su tela di 176 x 185 cm. conservato a Palazzo Rosso. Si tratta di un’opera di proprietà dei Brignole Sale lasciata nel 1874 dalla Duchessa di Galliera al Comune di Genova unitamente ai Palazzi Rosso e Bianco con tutta la quadreria e gli arredi ivi conservati.

E’ certamente l’opera più conosciuta del nostro pittore al punto da proporsi come l’emblema della sua pittura.

Vi si evidenziano in particolare i rapporti con i fiamminghi, all’epoca molto attivi a Genova e vi si rivela anche una precipua propensione dell’artista per la natura morta.

Fig 14

La replica (fig. 14) oggi conservata presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo e gentilmente prestata per il periodo della mostra, appartiene, come detto, anch’essa al periodo in cui l’artista operava in patria.

Trattasi di olio su tela di 174,6 x 160 cm.

Ad un esame anche solo superficiale della tela balzano subito agli occhi le differenze introdotte dall’artista.

L’opera quanto a qualità regge il confronto coll’originale solo parzialmente. Ciò è dovuto con ogni probabilità al fatto che doveva trattarsi di una di quelle opere che lo Strozzi affidava per l’esecuzione iniziale agli allievi di bottega, per intervenire lui personalmente solo in fase di finitura. 

Fig.15

Targa stradale di Via Bernardo Strozzi a Genova

Telegramma trasmesso via radio a Camogli il 13.5.1928 da una nave in navigazione. Poiché il destinatario non abitava più a Camogli ma a Genova , l’ufficio postale e telegrafico di Camogli ha inoltrato il telegramma per raccomandata espresso di servizio al nuovo indirizzo di Genova, dove è giunto il 14.5.1928 alle ore 12, ed è stato recapitato in via Bernardo Strozzi 23-2 col fattorino degli espressi alle ore 13 dello stesso giorno.(fig.15)

Depliant – copertina
Depliant – interno